I Fortuny. Una storia di famiglia
A cura di Daniela Ferretti con Cristina Da Roit
In collaborazione con Axel & May Vervoordt Foundation
Nel 70° anniversario della morte di Mariano Fortuny y Madrazo, e in coincidenza con la 58a Biennale d’arte, Palazzo Fortuny intende rendere omaggio al poliedrico artista spagnolo evidenziando l’importanza del contesto familiare nella sua formazione artistica.
Per la prima volta una mostra è dedicata a Mariano Fortuny y Marsal (1838-1874) e al figlio Mariano Fortuny y Madrazo (1871-1949). Il riferimento alla Biennale non è casuale, né solamente d’occasione: infatti nel 1950, pochi mesi dopo la scomparsa di Mariano Fortuny y Madrazo, il Padiglione spagnolo – nel quale l’artista aveva esposto in più occasioni – dedicò una sala ai due Fortuny e ai pittori membri della famiglia Madrazo. Questa mostra fa proprie le ragioni di tale omaggio sviluppando le relazioni che intercorsero tra l’arte dei due grandi spagnoli.
Due i filoni di ricerca privilegiati: quello della pratica della pittura, saldamente inserita nella tradizione europea degli antichi maestri, e quello della passione collezionistica, intesa come occasione di studio e rielaborazione artistica. Mariano Fortuny y Marsal aveva coltivato il proprio interesse per l’antiquariato circondandosi di tessuti antichi, vetri, vasellame, statue, mobili, tappeti con i quali decorava il suo atelier. Tali manufatti fornivano un ampio campionario da cui attingere e prendere spunto per la composizione dei propri quadri, spesso trasformandoli o reinterpretandoli. Molti di quegli oggetti, oltre a numerose opere da lui dipinte, rimasero in famiglia dopo la sua prematura scomparsa.
Altri furono venduti, ma la moglie Cecilia ne conservò un nucleo importante che nel 1889 fu trasferito a Venezia, prima a Palazzo Martinengo e infine a Palazzo Pesaro Orfei, attuale sede del Museo Fortuny. Dopo la morte dell’artista solo una piccola parte delle collezioni rimase a Venezia poiché, per volontà dello stesso Mariano e della moglie Henriette, molte opere furono donate a vari musei europei e si trovano attualmente a Barcellona, Castres, Londra, Madrid, Parigi. La mostra attuale ambisce a ricomporre in parte questa collezione così significativa non solo per le sue valenze artistiche e culturali ma anche familiari e affettive, riportando nei suggestivi spazi di Palazzo Fortuny alcuni degli oggetti e delle opere più importanti che componevano la raccolta. Di questo ammaliante universo alcuni aspetti rivelano una continuità di temi da padre a figlio.
Oltre a quelli già menzionati: l’attenzione alla luce e alle sue infinite metamorfosi, la fascinazione per la rappresentazione delle nuvole, lo studio mai interrotto del passato, l’orientalismo, i viaggi. Nel suo percorso creativo Mariano Fortuny figlio ampliò gli orizzonti della propria ricerca artistica, interpretando in modo personale l’ideale wagneriano di opera d’arte totale che tanto lo aveva affascinato in gioventù. Se nella pittura la tecnica e la felice mano del padre rimangono insuperate, è nella versatilità di applicazione del proprio ingegno che il figlio rivela i suoi numerosi talenti. Combinando arte e scienza, arte e tecnologia, egli spazia dai campi della pittura e della scultura alla fotografia, alla grafica, alla decorazione di interni, all’abbigliamento, alla scenografia, all’illuminotecnica, producendo tessuti, abiti, colori a tempera, brevettando invenzioni tecnologiche, creando una florida attività imprenditoriale, dando vita a quell’insieme sfaccettato ma coerente che è il marchio “Mariano Fortuny Venise”.