JOHN RUSKIN. Le Pietre di Venezia
A cura di Anna Ottani Cavina
Convegno: John Ruskin e Venezia, 22 marzo 2018, Museo Correr
Cosa sarebbe il mito di Venezia senza John Ruskin? Personaggio centrale nel panorama artistico internazionale del XIX secolo, scrittore, pittore e critico d’arte, Ruskin (1819-1900) ebbe un legame fortissimo con la città lagunare, alla quale dedicò la sua opera letteraria più nota, Le pietre di Venezia: uno studio della sua architettura e un inno alla bellezza, unicità e fragilità della città.
Capace di influenzare fortemente l’estetica del tempo con la sua interpretazione dell’arte e dell’architettura, Ruskin torna ora a Venezia, nei luoghi della sua ispirazione; torna a Palazzo Ducale, edificio emblematico che esplorò a lungo da angolazioni diverse: taccuini, acquarelli, rilievi architettonici, calchi in gesso, albumine, platinotipi.
Ad accoglierlo la sequenza di sale e loggiati tante volte raffigurati, ove la scenografia di Pier Luigi Pizzi dà risalto alle presenze architettoniche e scultoree della Venezia gotica e bizantina, medievale e anticlassica che egli tanto amava. Voluta da Gabriella Belli quale tributo alla conoscenza e al mito di Venezia, la mostra è curata da Anna Ottani Cavina: prima presentazione a tutto campo, in Italia, dell’opera di un artista che “ha valicato ogni confine in nome di una visione interdisciplinare, praticata quando il termine ancora non c’era”. Non potendo dare conto della complessità di Ruskin e del suo genio versatile in tanti e diversi campi, la rassegna si articola attorno acento sue opere che documentano la vocazione dell’artista a tradurre in immagini la realtà, fissando su migliaia di fogli, a penna e acquerello, “l’instancabile tentativo di comprendere il mondo”. “Lo sguardo colorato di Ruskin – scrive Ottani Cavina – sarà una rivelazione per il pubblico italiano, poiché è Ruskin il più grande acquarellista dell’età vittoriana”.
Monito per la salvezza di Venezia, la mostra vuole dunque essere anche una sfida a celebrare John Ruskin come grande e singolare pittore, al di là del suo eclettismo e della sua stessa determinazione a privilegiare la parola scritta. La città, l’architettura, i maestri veneziani, la tensione a esplorare la natura – fra curiosità e immaginazione – sono i leitmotiv di questo incontro con i dipinti di Ruskin che, da critico militante, si batté per la modernità, riconoscendo in particolare la forza rivoluzionaria della pittura di Turner: artista ricordato in mostra con alcune sue straordinarie raffigurazioni della città lagunare, come Venezia, Punta della Dogana e Santa Maria della Salute prestato dalla National Gallery di Washington e Venezia, cerimonia dello Sposalizio del mare dalla Tate di Londra.
Oltre al viaggio in Italia e alla fascinazione di Ruskin per la natura – con una serie di acquarelli che privilegiano il tema della montagna e i paesaggi della penisola – il cuore dell’esposizione è appunto il rapporto dell’artista con Venezia. Questo legame, coltivato nell’arco di una vita a partire dal primo incontro a sedici anni e alimentato in undici viaggi tra il 1835 e il 1888, è esplicitato sotto diversi punti di vista (Studi di nuvole, Tramonti, Pleniluni, Scorci della laguna, Studi dai grandi pittori veneziani: Carpaccio, Veronese, Tintoretto) ma essenzialmente verte sul tema cruciale della “natura del gotico”, con la sua riscoperta e celebrazione. Il testo di riferimento è il magnifico libro The Stones of Venice (1851-1853, 3 volumi), al quale si aggiungono le scenografiche tavole in folio degli Examples of the Architecture of Venice, pubblicate negli stessi anni, e St. Mark’s Rest, nato come revisione de Le pietre di Venezia ma divenuto una guida della città “per i pochi viaggiatori che ancora hanno a cuore i suoi monumenti”.
Le opere esposte giungono da grandi musei di tutto il mondo: uno dei meriti della mostra, se si considera che nelle collezioni pubbliche italiane non sono conservati lavori di Ruskin. Infine, ad accompagnare il visitatore in questo affascinante viaggio, c’è anche una selezione dei Venetian Notebooks (taccuini di schizzi, misurazioni, piante, spaccati e fittissimi appunti), manoscritti di Ruskin per The Stones of Venice (frammenti di carta azzurra mai prima esposti, conservati alla Morgan Library di New York), alcune prime edizioni a stampa, dagherrotipi, foto storiche di Venezia e dipinti emblematici a confronto con gli studi che Ruskin, a Venezia, aveva tratto da essi.