Antonio Vivaldi, Orlando Furioso
Venezia: Teatro Malibran
Direttore: Diego Fasolis
Regia: Fabio Ceresa
Scene: Massimo Checchetto
Costumi: Giuseppe Palella
durata complessiva: 2h55'
prima parte: 1h0'
intervallo: 0h20'
seconda parte: 1h35'
cast
Orlando ⎮ Sonia Prina
Angelica ⎮ Francesca Aspromonte
Alcina ⎮ Lucia Cirillo
Ruggiero ⎮ Carlo Vistoli
Astolfo ⎮ Riccardo Novaro
Bradamante ⎮ Loriana Castellano
Medoro ⎮ Raffaele Pe
Direttore ⎮ Diego Fasolis
Regia ⎮ Fabio Ceresa
Scene ⎮ Massimo Checchetto
Costumi ⎮ Giuseppe Palella
Light designer ⎮ Fabio Barettin
Coreografo e assistente alla regia ⎮ Riccardo Oliver
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro ⎮ Ulisse Trabacchin
continuo clavicembali ⎮ Diego Fasolis/Andrea Marchiol
violoncello ⎮ Alessandro Zanardi
arciliuto ⎮ Gianluca Geremia
nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
in coproduzione con Festival della Valle d’Itria di Martina Franca e RSI (Radio Svizzera Italiana)
sopratitoli in italiano e in inglese
L’Orlando rappresentato nell’autunno 1727 al Teatro Sant’Angelo di Venezia non fu la prima opera di Vivaldi ispirata al poema ariostesco: nel 1713, quando il compositore era probabilmente impresario al Sant’Angelo – un piccolo teatro in cui fu attivo in diversi periodi della sua vita – era stato allestito con successo l’Orlando furioso di Giovanni Alberto Ristori su libretto di Braccioli, cui forse aveva contribuito lo stesso Vivaldi. Questi aveva poi chiesto al poeta ferrarese di scrivere un altro testo sul medesimo argomento, e l’anno successivo aveva portato in scenaOrlando finto pazzo: l’opera era stata un fiasco e per salvare la stagione il musicista aveva riproposto l’opera di Ristori, riscrivendo parte della musica per il nuovo cast. Anni dopo Vivaldi decise di riprendere il libretto della versione del 1714 per una nuova opera; ma Braccioli era tornato a Ferrara, e il poeta che rielaborò il testo rimane sconosciuto. Secondo una prassi allora consueta, dovuta anche al tempo limitato a disposizione, Vivaldi riprese arie dalle opere precedenti, in un intreccio di prestiti che ancor oggi la critica non ha individuato in modo univoco; il fatto che molte arie dell’Orlando ritornino a loro volta ne L’Atenaide (Firenze, carnevale 1729) è una testimonianza indiretta del successo riscosso dall’opera veneziana.