Giovanni Soccol. Metamorfosi della realtà in mito
La Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia inaugura la stagione espositiva 2019 con una piccola ma preziosa mostra dedicata a Giovanni Soccol, autore veneziano protagonista di una lunga e feconda vicenda artistica che ha attraversato le diverse discipline, dalla pittura alla scenografia, dall’architettura alla cinematografia.
Formatosi alla scuola prima di Guido Cadorin, poi di Mario Deluigi e successivamente di Carlo Scarpa, Soccol attraversa la corrente astratta negli anni Sessanta, per concentrarsi nelle decadi successive su alcuni celebri cicli pittorici: le Isole, le Basiliche, le Cisterne, le Petroliere, i Labirinti, esposti in numerose e importanti mostre monografiche in Italia e in Europa.
A Ca’ Pesaro sono presentati due delle serie più recenti realizzate dall’artista: i Teatri e i Labirinti d’invenzione. La produzione dei Labirinti di Giovanni Soccol, tra il 2014 e il 2017, e di cui a Ca’ Pesaro sono esposte sei tele, sviluppa degli scenari affascinanti e simbolici che rappresentano una vera e propria indagine emotiva, approdando attraverso quest’universo intrecciato sensibile e immaginario, all’animo umano, al suo “paesaggio” interiore.
Nelle imponenti architetture di queste tele, l’artista veneziano si appropria dell’archetipo del labirinto, rappresentando un’eterna metamorfosi tra il prima e il dopo della sua espressione pittorica, inoltrandosi in una visione che sembra sempre dissolversi, come le vie di fuga da questi luoghi ingannevoli. Nella seconda sala sono invece presentati sei Teatri, rappresentazione dall’architettura classica dello spazio vuoto centrale del palcoscenico, detto orchestra, racchiuso dalla cavea dell’emiciclo.
Dalla chiusura e dall’ineluttabilità dei Labirinti d’invenzione, si passa all’apertura scenografica dello spazio teatrale, la cui forma tagliata guarda al cielo, rispecchiandone i suoi affascinanti mutamenti. Un abbraccio, quello figurativo, che accoglie e, allo stesso tempo, esclude ogni presenza umana, restituendo all’osservatore un’atmosfera alienante e deserta. Chiude la mostra una grande Marea del 2011. L’ispirazione riconducibile alla creazione dei Teatri è ravvisabile nella manifestazione della Natura e delle strutture architettoniche che si fondono tra loro nello spazio, restituendo una totalità densa di significato. Lo stesso Soccol, sul fine ultimo della sua arte, afferma: “Io cerco di estrapolare certi elementi per farli diventare delle forze plastiche in grado di evocare sensazioni o situazioni”.
A cura di Gabriella Belli e Elisabetta Barisoni